di Ivana Bruno
Case Museo
Parigi, Musée Jacquemart André,
Un Musée italien nel cuore di Parigi.
In un elegante quartiere parigino, nell’hotel particulier costruito in stile neoclassico dall’architetto Henri Parent (1819-1895), Édouard André (1835-1894) e sua moglie Nélie Jacquemart (1841-1912) allestirono la loro collezione d’arte, iniziata da André con un nucleo di dipinti stranieri del Sei e Settecento e insieme arricchita, dopo il matrimonio, con opere del Rinascimento italiano (1881). Presidente dell’Union Centrale des Beaux-Arts appliqués à l’Industrie e del Musée des Arts Décoratifs lui, pittrice lei, furono accomunati dalla passione artistica e dal progetto di creare un Musée italien nel cuore di Parigi.
Furono i frequenti viaggi in Italia a orientarli verso il gusto rinascimentale ed a spingerli alla ricerca di capolavori del Quattrocento fiorentino e del Rinascimento veneziano. Attraverso una rete di conoscitori e antiquari (come Stefano Bardini a Firenze, Attilio Simonetti a Roma, Michelangelo Guggenheim a Venezia) riuscirono ad ottenere anche pezzi prestigiosi, tra i quali il San Giorgio e il drago di Paolo Uccello (1397-1475), dipinti di Andrea Mantegna (1431-1506) e ritratti del Tintoretto (1518-1594). Per gli acquisti seguivano soprattutto le indicazioni dei conservatori del Louvre, della Bibliothéque Nationale e di altre importanti istituzioni francesi, ai quali si rivolgevano pure per gli aspetti conservativi ed espositivi. Fra i loro consiglieri c’era anche il direttore del museo di Berlino, Wilhelm von Bode (1845-1929). Erano soliti acquistare non solo dipinti e sculture, ma anche decorazioni architettoniche, mobili antichi, tessuti e quanto altro potesse servire poi a ricreare negli ambienti del loro palazzo l’atmosfera del secolo d’oro dell’arte italiana. Nel realizzare il loro progetto, erano anche aiutati dalla favorevole situazione politica ed economica italiana di quegli anni, quando numerosissime opere d’arte furono messe sul mercato a causa della crisi dell’antica aristocrazia e della soppressione di molte istituzioni ecclesiastiche. Approfittarono inoltre della mancanza di una legge che in Italia regolasse e sorvegliasse la vendita all’estero di tanti pezzi importanti del patrimonio artistico nazionale.
L’allestimento del palazzo era frutto di un meditato progetto dei due collezionisti. Il pianterreno, dove abitavano, era riservato agli appartamenti privati e alle sale di rappresentanza. Si trattava di una sequenza di ambienti (saloni, anticamere, salottini, il fumoir, il boudoir, la biblioteca, la camera da pranzo) dove le decorazioni, l’arredo e le opere d’arte simulavano il fasto di una dimora aristocratica del Settecento, quest’ultima assunta a modello dai collezionisti dell’epoca. Anche i soffitti erano caratterizzati da plafond settecenteschi, come nello scalone centrale e nella sala da pranzo nelle cui volte furono rimontati gli affreschi di Giandomenico Tiepolo (1727-1804), staccati dalla villa Contarini di Mira e acquistati sul mercato milanese. In questo ambito trovarono posto, diventando parte integrante dell’arredo, le opere d’arte europea del Sei e Settecento – molte acquistate da Édouard prima del matrimonio – tra le quali figuravano dipinti di Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), François Boucher (1703-1770), Jean-Antoine Watteau (1684-1721), Rembrandt (1606-1669), Francesco Guardi (1712-1793) e Canaletto (1697-1768). Il primo piano invece fu destinato alle opere d’arte italiane del Rinascimento, collocate secondo precisi criteri espositivi e studiati accostamenti, e fu concepito come un vero e proprio museo, denominato per questo Musée italien.
La prima sala era dedicata alla scultura ed era allestita secondo un criterio tematico e monografico, ponendo in continua relazione tra loro i marmi a tutto tondo, posti su basamenti, con gli elementi architettonici e i vari altri rilievi inseriti nelle pareti. Nella seconda e terza sala si trovava la sezione della pittura, incentrata rispettivamente sui maestri fiorentini e su quelli veneti. Ogni dipinto aveva una cornice antica, originaria o appositamente ricercata per valorizzare meglio l’opera. Alcuni erano appesi alle pareti, altri, soprattutto nel caso di tavole dai preziosi fondi oro, erano montati su cavalletti o su leggii rivestiti di stoffe preziose. Negli stessi ambienti, insieme con le pitture, si trovavano oggetti d’arte decorativa, all’interno di vetrine al centro delle sale, e numerose decorazioni scultoree con il preciso intento di porre a confronto le diverse arti per evidenziare la loro uguale dignità. Il Musée italien, in origine riservato al godimento estetico dei due fondatori, dopo la morte di Édouard, per volontà della moglie, venne aperto a studiosi e amatori e alcune sue opere furono esposte in mostre temporanee. Nel 1912, con la scomparsa anche di Nélie, l’intero complesso passò all’Institut de France che, rispettando le disposizioni testamentarie, lo ha aperto al pubblico.
Bibliografia
I. Bruno, Musée Jacquemart-André, Parigi, in M.C.Mazzi, In viaggio con le muse, Edifir, Firenze, 2005, pp. 228-229.
A. Di Lorenzo (a cura di), Due collezionisti alla scoperta dell’Italia. Dipinti e sculture dal Museo Jacquemart André di Parigi, Silvana Editoriale, Milano 2002.
J. Summerson, L’unione delle arti: La casa museo di Sir John Soane, “Lotus International”, 35 (1982), pp. 64-74.