Il Tesoro di San Gennaro

Il Tesoro di San Gennaro a Roma, divertirsi imparando con i preziosi di Napoli

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di Lucia Ajello

Si è conclusa il 2 marzo a Palazzo Sciarra la preziosa mostra dedicata al tesoro di San Gennaro, promossa da Fondazione Roma e organizzata da Fondazione Roma- Arte -Musei, in collaborazione con il Museo del Tesoro di San Gennaro. L'esposizione è stata curata da Paolo Jorio, direttore del Museo del Tesoro di San Gennaro e Ciro Paolillo, esperto gemmologo e docente presso l'Università La Sapienza di Roma.
L’esposizione non solo ha rivelato un nucleo imponente del tesoro partenopeo accompagnato da antiche testimonianze cartacee, dipinti, arredi sacri con lo scopo di svelare l’antica storia dei beni preziosi, ma è anche stata una buona lezione di come si può allestire una mostra di arti decorative.
Il grande successo dell’esposizione si spiega, infatti, non solo grazie all’importanza dei manufatti preziosi che raccontano sette secoli di storia ma anche a un percorso espositivo che ha destato l’interesse di un pubblico eterogeneo e ha usato differenti registri per attrarre spettatori con diverso grado culturale ed età, accompagnando lo spettatore in un viaggio verso la scoperta dei capolavori del tesoro partenopeo.
Per familiarizzare con la storia del Santo si è chiesto al pubblico, nella prima sala dell’esposizione, di fare uso della pressa a secco per imprimere il simbolo di S. Gennaro su un cartiglio in modo da riconoscerlo nei manufatti a lui dedicati. Un espediente che ha attirato adulti e bambini e che ha consentito di far conoscere in modo ludico la simbologia delle ampolline che ricordano il sangue versato da S. Gennaro.
Altro interessante momento didattico è servito invece a spiegare in modo immediato e diretto una tra le più antiche tecniche orafe: il cesello. La riproduzione di un piatto del XVII secolo realizzato con l’ausilio di tecnologie digitali, da toccare a occhi chiusi è stata efficace per riconoscere la materia preziosa abilmente cesellata e i suoi decori barocchi. Lo spettatore, memore dell’esperienza sensoriale appena vissuta, è rimasto affascinato dal tripudio barocco rappresentato dai manufatti che ha potuto vedere e quindi riconoscere dinanzi ai suoi occhi. Pissidi, brocche, coppie di giare e candelieri cesellati, sbalzati ed altri preziosi sono stati esposti vicino a grandi pannelli fotografici raffiguranti i vicoli di Napoli, utili a raccontare in modo vivido la storia del mestiere dell’orafo.
Prima di accedere alle sale dedicate alle opere più preziose, lo spettatore ha avuto la possibilità di cimentarsi da provetto gemmologo nel riconoscimento delle pietre che ornavano i manufatti più importanti della mostra. Copie di ametiste, rubini, diamanti sono state messe a disposizione del pubblico. Il fruitore, grazie ad una lente, ha potuto osservare in questo modo i diversi tagli delle pietre preziose.
Interessante la collocazione della preziosa Mitra gemmata realizzata da Matteo Treglia nel 1713, ben visibile in tutti i suoi aspetti, posta al centro della sala più imponente di Palazzo Sciarra e protetta agli angoli dai busti in argento di San Giovanni Battista (1695), S.Attanasio Vescovo (1672), S. Eufebio Vescovo (1672), S. Francesco Borgia (1695).
Suggestive fotografie che rimandavano alla processione dedicata al Santo invitavano a varcare la sala dove era conservata la pregiata collana di San Gennaro. Un pannello illustrava in modo dettagliato tutte le varie parti della collana.
Nella sala del reliquario del Sangue un video raccontava i momenti cruciali del rito delle ampolle: suoni, voci e un ritmo incalzante evocavano l’attaccamento popolare invitando lo spettatore a partecipare emotivamente al Milagrum.
Le ultime sale sono state dedicate ai doni reali a San Gennaro. Anche in questo caso, lo spettatore ha potuto vivere un momento di intrattenimento volto all’uso educativo. Degli avatars digitali, collocati accanto ai doni preziosi esposti, impersonavano i diversi regnanti europei, prendendo vita a una certa distanza dal visitatore e raccontando ognuno il proprio legame con il Santo.
Le settanta opere di inestimabile valore esposte in mostra attraverso questi espedienti didattici si sono caricate di una fascinazione spettacolare, e hanno coinvolto non solo un pubblico specialista ma anche degli spettatori generalmente distanti dal mondo dell’oreficeria.
La mostra poi, oltre al catalogo edito da Skira, si è arricchita di un sito tutt’ora attivo che prevede dei momenti didattici digitali dedicati ai più piccoli. I giochi virtuali ricordano esempi di soluzioni analoghe impiegate da alcune importanti realtà museali europee, dimostrando ancora una volta l’apertura dei curatori alle nuove tecnologie che interessano i beni culturali.
La mostra non solo ha rispettato le regole più aggiornate dell’Edutainment, ovvero quell’intrattenimento finalizzato a scopi didattici, ma si è rivelata anche un momento felice di incontro e dibattito. Roma ha infatti potuto vivere nei mesi in cui ha ospitato la mostra lo spirito della città partenopea anche attraverso diverse conferenze, tutte metodologicamente coerenti ai diversi temi legati alla mostra, che hanno approfondito le origini del tesoro partenopeo, la sua conservazione, il rapporto con la città di Napoli, la fortuna dei dipinti napoletani nel mercato dell’arte e la storia delle pietre preziose presenti nel tesoro. Non sorprende che oggi la mostra stia avendo un successo internazionale. Dopo l’esito positivo della trasferta romana, il tesoro ha varcato per la prima volta nella sua storia i confini nazionali. Dal 19 marzo al 20 luglio la collezione sarà esposta al Musée Maillol della capitale francese e probabilmente sarà poi presente anche in altre capitali europee e intercontinentali. “Il Tesoro di Napoli I capolavori del Museo di San Gennaro” ha mostrato ad un pubblico ampio come ci si possa divertire ed emozionare con l’oreficeria, anche con quella sacra. Senza perdere di vista la sua storia e il suo valore.