“Parlare di Palermo senza fornire dettagli sui festeggiamenti in onore di Santa Rosalia sarebbe come parlare di Napoli senza occuparsi di San Gennaro”1. Così nel 1896 Pierre Guitton de Prémorel, autore de Les guinées de lord Pennebrok: aventures en Sicile par Loïs de Kerval, introduce la sua descrizione del Festino, aggiungendosi così ad un gruppo di illustri predecessori che prima di lui avevano fornito descrizioni più o meno dettagliate dei festeggiamenti nei loro diari di viaggio a partire dalla prima metà del XVIII secolo, a beneficio dei loro lettori. Due erano soprattutto gli aspetti che colpivano i viaggiatori stranieri del XVIII e XIX secolo: la magnificenza dell’apparato scenografico che caratterizzava le celebrazioni e il coinvolgimento emotivo dei cittadini, la loro devozione, il loro attaccamento ad una figura, quella della santa eremita, che sentivano come parte integrante della loro identità e motivo di orgoglio personale, familiare e urbano, sentimenti questi che interessavano tutte le fasce della società palermitana, da quelle più povere alla nobiltà più vicina ai governanti del tempo. A partire dal 1624, anno della pestilenza che costituisce l’evento chiave per la nascita del mito di Rosalia, la figura della Santuzza diventa un’entità culturale di dimensioni inedite, passando dalla sfera della devozione privata ad esclusiva trasmissione orale allo status di fenomeno di massa che influenza profondamente la produzione artistica del tempo, a 360 gradi. Per quanto riguarda la cultura iconografica relativa alla Santa, il ruolo chiave è quello svolto da da Giordano Cascini2. Nel volume De vita et inventione S. Rosaliae, pubblicato nel 16313, il padre gesuita fornisce una particolareggiata descrizione delle varie parti dell’arca argentea realizzata nello stesso anno, contestualmente alla costruzione della cappella dedicata a Rosalia all’interno della Cattedrale: “In quest’arca dunque primieramente si vede la vita di S. Rosalia ripartita in diece luoghi, parte espressa colle statue massiccie, e parte scolpita di alto rilievo, che vien’ivi dichiarata con brevi motti”4. Nel suo Di S. Rosalia vergine palermitana del 16515, opera postuma, Cascini pubblica inoltre incisioni tratte da opere che forniscono l’ispirazione iconografica o che comunque rimandano, più o meno puntualmente, alle scene della vita della Santa raffigurate nella vara, “per le quali è lecito argomentare un suo significativo contributo alla nuova formulazione iconografica. Si avrà così una particolare tematica sia pittorica sia scultorea, che per secoli rielaborerà variamente queste storiette, arricchendo il corpus delle immagini relative alla Santa dopo il 1624”6. Già in occasione della processione del 9 luglio 1625 analoghe storie della vita di Santa Rosalia, divise in sei quadri, vennero raffigurate nell’arco trionfale della Nazione Fiorentina, come si rileva dalla descrizione di Onofrio Paruta7. Particolarmente significativi in questo contesto sono anche il dipinto del 1624 di Vincenzo La Barbera Santa Rosalia intercede per Palermo8 e i dipinti realizzati da Anton Van Dyck a Palermo tra il 1624 e il 1625, uno dei quali, Santa Rosalia in gloria intercede per la fine della peste a Palermo, commissionato da Antonio Ruffo, oggi al Metropolitan Museum di New York, è stato recentemente esposto a Palazzo Abatellis9. Da qui in poi, si moltiplicano le opere d’arte che la raffigurano, in pittura, in scultura, ma soprattutto nel campo delle arti decorative, che trovano “nel legno, nel corallo, nell’alabastro, nell’avorio, nella madreperla, nella tartaruga, nella ceramica, nell’argento, nel rame, e così via, un mezzo espressivo congeniale”10. Nell’epoca in cui i grandi viaggiatori ammirano sbalorditi il Festino, la Santa fa già parte del linguaggio artistico del tempo, e il Festino è ovviamente la rappresentazione più efficace di questo fatto culturale, sociale ed artistico. Si propone qui un’antologia dei racconti che i viaggiatori fanno tra XVIII e XIX secolo del Festino, che non vuole essere esaustiva, ma efficace nella rappresentazione dell’intensità di un sentimento popolare in grado di investire la società e la cultura di un’intera città, ma soprattutto di coinvolgere perfino chi, come i viaggiatori del Grand Tour, proveniva da mondi ed esperienze profondamente diverse. In coda ai brani proposti si riporta il link al volume di Valerio Petrarca Genesi di una tradizione urbana – Il culto di Santa Rosalia a Palermo in età spagnola, pubblicato dalla Fondazione Buttitta, che propone una puntuale appendice documentaria con le fonti della tradizione scritta che ha scandito la storia del culto di santa Rosalia dalla sua rinascita urbana del XVII secolo fino ai giorni nostri.
1 Pierre Guitton de Prémorel, Les guinées de lord Pennebrok: aventures en Sicile par Loïs de Kerval, Paris 1896, p. 64.
2 A tal proposito v. M.C. Di Natale, L’arca d’argento, in Eadem, S. Rosaliae Patriae Servatrici, con contributi di M. Vitella, Palermo 1994, ripubblicato sul sito dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia (http://goo.gl/odw4dJ); v. anche Valerio Petrarca, Genesi di una tradizione urbana – Il culto di Santa Rosalia a Palermo in età spagnola, Palermo 2008.
3 G. Cascini, De vita et inventione S. Rosaliae virginis panormitanae commentarium breve, Palermo 1631.
4 G. Cascini, De vita et inventione…, 1631, p. 336.
5 G. Cascini, Di santa Rosalia vergine palermitana libri tre composti dal R.P. Giordano Cascini della Compagnia di Giesù nelli quali si spiegano l’inventione delle Sacre Reliquie, la vita solitaria, e gli honori di Lei, Palermo 1651.
6 M.C. Di Natale, L’arca…, 1994; G. Cascini, De vita et inventione…, 1631, pp. 336-341.
7 O. Paruta, Sposizione dell’arco alzato da’ Fiorentini per lo Trionfo di Santa Rosalia, in Idem, Relazione delle Feste fatte in Palermo nel MDCXXV per lo Trionfo delle gloriose reliquie di S. Rosalia Vergine Palermitana, Palermo 1651, pp. 137-155; a tal proposito cfr. M. Vitella, Il primo Festino, in M.C. Di Natale, S. Rosaliae…, 1994 (http://goo.gl/jLTEs3).
8 P. Palazzotto, Da Santa Rosalia a Santa Rosalia, Palermo 2003, pp. 7-11.
9 Sui dipinti di Van Dyck con Santa Rosalia v. P. Palazzotto – M. Sebastianelli, Anton van Dyck e il restauro della Crocifissione Villafranca di Palermo, Palermo 2012, p. 18 e passim; v. anche P. Palazzotto, Sante e Patrone – Iconografia delle Sante Agata, Cristina, Ninfa e Oliva nelle chiese di Palermo dal XII al XX secolo, Palermo 2005, p. 17.
10 M.C. Di Natale, Santa Rosalia nelle arti decorative, Palermo 1991, p. 15.
D. Vivant Denon, Voyage en Sicile, Paris 1993 (I ed. Paris 1788), pp. 72-75.
A. De Savye, Voyage en Sicile fait en 1820 et 1821 par Auguste de Sayve, Paris 1822, pp. 40-42.
F. Bourquelot, Voyage en Sicile, Paris 1848, pp. 47-48, 72-75.