La mostra
“Ex machina” espone disegni e incisioni raffiguranti apparati effimeri progettati tra la fine del XVII e il XVIII secolo in occasione di eventi pubblici a carattere sacro e profano svoltisi a Palermo, frutto della committenza dei Viceré e del Senato palermitano ai principali architetti dell’epoca. Le opere esposte provengono da raccolte e cronache celebrative custodite presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, la Biblioteca Regionale della Sicilia “A. Bombace” e archivi on line aperti al pubblico. La mostra è realizzata in realtà virtuale, soluzione che consente di proporre una visione non realizzabile nella realtà, sia per la difficoltà di riunire tutti gli esemplari esposti, peraltro relativamente piccoli nella dimensione originale, sia per la fragilità del supporto cartaceo, che poco si presta ad un’esposizione prolungata al pubblico. La tecnologia qui impiegata consente, inoltre, di interagire con ciascuna delle opere attraverso un semplice clic, attivandone le rispettive didascalie. Le immagini diventano così macchine esse stesse, in una circolarità tra contenuto, visione e supporto tecnologico che aggiorna l’idea di ‘machina’ ai nostri tempi. I disegni e i progetti degli apparati effimeri qui esposti vengono contestualizzati, nella parte centrale della mostra, con la produzione di Arti Decorative dell’epoca, con l’obiettivo di restituire al visitatore lo stretto legame che unisce due ambiti senz’altro diversi per dimensioni, materiali e tecniche, ma accomunati da un linguaggio che rappresenta nel modo più efficace il contesto storico-artistico, architettonico e culturale del Barocco palermitano e siciliano più in generale, nella pienezza della sua proiezione internazionale.
Requisiti minimi di sistema per la corretta fruizione della mostra
PC
Processore: Intel i5-4590/AMD Ryzen 5 1500X o superiore
Scheda grafica: NVIDIA GTX 970/AMD Radeon R9 290 o superiore
Memoria: Almeno 8 GB di RAM
Sistema operativo: Windows 8.1 con aggiornamenti o successivo
Porte USB (in caso di utilizzo di visore VR): 1 USB 3.0
MAC
Processore: Core i5 (4 Core) o superiore
Scheda grafica: macOS High Sierra or successiva, Intel HD Graphics 3000 o successiva, SteamVR (in caso di utilizzo di visore VR)
Memoria: 4GB of RAM
Sistema operativo: OS 10.14.6 o successivo
Si consiglia la visione in modalità schermo intero (pulsante in alto a sinistra sotto “i”)
Colophon della mostra
Università degli Studi di Palermo
Dipartimento Culture e Società
Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”
Ex Machina Apparati effimeri a Palermo tra Seicento e Settecento per Re, Viceré e Santi Patroni in realtà virtuale
a cura di Sergio Intorre
Comitato scientifico
Presidente
Maria Concetta Di Natale
Alexander Auf Der Heyde
Lina Bellanca
Ivana Bruno
Raffaele Casciaro
Tommaso Casini
Michele Cometa
Cristina Costanzo
Evelina De Castro
Santi Di Bella
Pablo Gonzáles Tornel
Sergio Intorre
Massimo Limoncelli
Rosalia Francesca Margiotta
Pierfrancesco Palazzotto
Carlo Pastena
Massimiliano Rossi
Giovanni Travagliato
Maurizio Vitella
Con la collaborazione di
Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis
Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace”
Con il patrocinio di
SISCA – Società Italiana di Storia della Critica d’Arte
Realizzato con Artsteps
Progettazione dell’ambiente 3D, del percorso espositivo, dell’allestimento e testi – Sergio Intorre
Gestione degli elementi nell’ambiente 3D e collaborazione all’allestimento – Antonina Quartararo
Referenze fotografiche
Gero Cordaro
Dario Di Vincenzo
Mondomostre
Le riproduzioni delle opere sono inserite nel percorso a fini esclusivamente scientifici e didattici e non possono essere riutilizzate a nessun titolo
Testi dei pannelli in mostra
Gli apparati effimeri
La consuetudine del Senato palermitano di celebrare sia le solennità legate alle ricorrenze liturgiche che quelle determinate da occasioni particolari come matrimoni, nascite, morti, vittorie militari o incoronazioni di viceré o membri della famiglia reale con imponenti apparati festivi che interessavano l’intero spazio urbano del centro della città ha lasciato un’ingente mole di testimonianze sulle feste barocche a Palermo tra XVII e XVIII secolo. Lo stesso Senato, infatti, ispirava, in senso strettamente ideologico, il programma celebrativo di questi eventi, che veniva trasposto in chiave scenografica e teatrale negli apparati effimeri che popolavano le principali arterie di Palermo e in chiave letteraria nei resoconti delle feste, redatti di volta in volta da intellettuali ed eruditi incaricati di descriverne i fasti in forma di narrazione. Queste cronache sono spesso corredate da incisioni raffiguranti le ‘machinae’ ideate dagli architetti e realizzate dalle maestranze cittadine e i relativi progetti, patrimonio iconografico di inestimabile valore per la comprensione della cultura artistica del tempo e oggetto di questa mostra.
Paolo e Giacomo Amato
A partire dagli anni Ottanta del XVI secolo, per tutto il XVII e fino al XVIII, Palermo venne interessata da una massiccia opera di riconfigurazione del tessuto urbano, che si articolò soprattutto intorno ai due assi principali del centro della città, il Cassaro e la via Maqueda di più recente realizzazione. In questo contesto ricoprirono un ruolo fondamentale Paolo e Giacomo Amato, architetti e artisti che influenzarono profondamente con la loro opera il linguaggio figurativo del tempo, tracciando le coordinate principali dello stile barocco che caratterizza molti degli edifici e dei monumenti del centro storico di Palermo e che si leggono ancora oggi nei progetti e nei disegni degli apparati effimeri qui esposti, della maggior parte dei quali sono autori. Se gli archi trionfali o le ‘machinae’ per i fuochi d’artificio consentono di leggere la sovrapposizione dell’ornato tipicamente barocco ad un impianto che richiama ancora l’equilibrio rinascimentale, tratto tipico del barocco romano dal quale entrambi gli artisti furono influenzati, i carri trionfali mostrano tutta l’esuberanza e la sovrabbondanza della decorazione barocca, facendo da modello non soltanto per gli apparati festivi, ma anche per le Arti Decorative, che spesso riportano in piccolo lo stile e la decorazione delle incisioni e dei disegni qui presentati.
Arti Decorative
Il periodo che va dalla seconda metà del XVI secolo alla prima metà del XVIII costituisce la fase di massimo splendore delle Arti Decorative siciliane. Orafi, argentieri, corallari, scultori di pietre dure e materiali preziosi danno vita ad una produzione che diventa rapidamente oggetto di desiderio in tutta Europa e che viene apprezzata sia per il valore estetico, sia per l’altissimo livello tecnico raggiunto dagli artisti di tutta l’Isola. Non è un caso che ancora oggi si ritrovino opere siciliane in collezioni internazionali e in ciò che resta delle principali wunderkammer europee, oggi nei Musei dell’intero continente. La decorazione di queste opere riflette le principali istanze artistiche internazionali del periodo, le stesse che si leggono nei progetti qui esposti. Si ritrovano i carri di trionfo progettati per i Festini di Santa Rosalia declinati nel corallo trapanese, con soggetti sia sacri che profani; nei paliotti ritornano le decorazioni effimere delle facciate dei palazzi nobiliari urbani e gli imponenti apparati architettonici delle ‘machinae’ allestite nel centro della città per sovrani e viceré; nelle sculture in avorio si ripropone il gusto miniaturistico che caratterizza alcuni dei progetti esposti in mostra. Il confronto diretto tra i progetti, i disegni e le opere di Arte Decorativa rende evidente come architetti, orafi, argentieri, pittori, scultori, incisori, attingano al medesimo repertorio figurativo, dando vita ad un corpus di opere pienamente coerente con il panorama internazionale coevo.
Architetti, pittori, incisori
Le cronache da cui sono tratte le incisioni qui esposte, oltre al loro valore storico, nei termini della ricostruzione del contesto sociale e politico della Palermo dal XVI al XVIII secolo, offrono una prospettiva particolarmente efficace del panorama artistico e architettonico cittadino dell’epoca, attraverso gli autori dei progetti, delle incisioni, e, in generale, del corredo iconografico di ciascuno di questi volumi. Oltre ai più famosi architetti Paolo e Giacomo Amato, di cui si è già parlato lungo il percorso espositivo, si osservano così all’opera pittori del calibro di Antonio Grano, autore di dipinti e affreschi per la più alta committenza laica ed ecclesiastica; architetti come Mario Cordua, Andrea Palma, Nicolò Palma, Arcadio La Manna, Giuseppe Li Gotti e Giuseppe Vasi, autori di edifici civili e religiosi che ancora oggi rappresentano episodi fondamentali del barocco siciliano; incisori come Francesco Cichè, Antonino Bova e Bernardino Bongiovanni, che, oltre all’esercizio della tecnica specifica, si cimentarono spesso anche nel disegno, ritraendo per esempio, come si può vedere in mostra, i prospetti dei palazzi della nobiltà palermitana addobbati a festa in occasione delle ricorrenze ufficiali. In realtà è difficile inquadrare ciascuna delle figure citate in categorie particolarmente rigide. È frequente, infatti, che i pittori partecipino a progettazioni architettoniche, che gli architetti pratichino l’arte dell’incisione, che gli incisori si cimentino nel disegno, nella pittura o nell’architettura, tutti parte di un fermento creativo continuo, vorticoso, che interessò Palermo e l’arte siciliana tutta per quasi due secoli.
La letteratura celebrativa
La rappresentazione del potere è uno dei temi più frequentati degli ultimi anni, sia in ambito storico che storico-artistico. Le cronache celebrative da cui sono tratte le opere in mostra rientrano a pieno titolo in questa particolare area di ricerca scientifica, in quanto funzionali alla definizione di precisi ruoli sociali e alla narrazione della gerarchia di potere in una città in cui ruoli, funzioni ed ambiti di intervento sono spesso sfumati e di non chiara individuazione. Feste e cerimonie religiose diventano così una preziosa occasione di chiarimento del quadro politico cittadino, oltre ad attivare importanti settori economici come quello dell’artigianato, come si è visto, massicciamente coinvolto nel processo di teatralizzazione dello spazio urbano attraverso la realizzazione delle ‘machinae’ e delle decorazioni oggetto della mostra. Le cronache, siano esse scritte da religiosi come Michele Del Giudice e Ignazio De Vio o da funzionari cittadini come Pietro La Placa e Pietro Vitale, rappresentano perciò un prezioso strumento di decodifica della realtà della Palermo del tempo a diversi livelli: vi si leggono, infatti, la dimensione politica, quella economica, quella culturale, quella artistica. A volere spingere la lettura oltre le varie occasioni contingenti, vi si può vedere anche la volontà dei committenti di lasciare una traccia nel solco dello sviluppo della comunità cittadina, trascendendo le pur forti suggestioni del momento e consegnandosi alla Storia.
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