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La mostra Et Verbum caro factum est, realizzata nella sala San Placido del Museo Diocesano di Monreale, nasce dalla collaborazione con la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, il Comune di Monreale, l’Archivio Storico Diocesano e la Biblioteca Torres e si vuole proporre come una gioiosa manifestazione che festeggia la venuta al mondo di Gesù. Realizzata in occasione delle festività natalizie grazie alla sensibilità di S.E. Mons. Michele Pennisi, presenta opere concernenti il mistero dell’incarnazione di Cristo, il cui momento saliente è simboleggiato dalla nascita di Gesù. Fulcro principale attorno a cui ruota la manifestazione è lo splendido dipinto raffigurante l’Adorazione dei Pastori di Matthias Stomer che, grazie all’adesione del Comune di Monreale, viene presentato al pubblico non solo locale ma dell’isola tutta e a quanti si sono interessati alla grande personalità artistica che ha voluto arricchire la cittadina normanna anche di questo gioiello. Trovano, inoltre, degna collocazione nelle teche miniature e incisioni che impreziosiscono breviari e messali dal XV al XIX secolo tutti di biblioteche della Diocesi o del Comune di Monreale, a ribadire la sinergia tra le istituzioni locali e la generale ricchezza delle opere d’arte custodite. Tra questi, va citato il raro Libro d’Ore, codice membranaceo concesso in prestito dalla Biblioteca Comunale, ascrivibile a scuola franco-fiamminga del XV secolo e impreziosito da splendide miniature.
In esposizione anche la raffinata pace in cristallo di rocca, commissionata dal Cardinale Ludovico II Torres come corredo liturgico della cappella di San Castrense, all’interno del Duomo di Monreale. Il pregiato manufatto è figurato con la scena dell’Adorazione dei Magi. L’opera è completata da una cornice in bronzo dorato, ornata ai lati da elementi fitomorfi e in alto e in basso da due testine di cherubini alate. La scelta iconografica del committente Cardinale Ludovico II Torres, in pieno clima controriformistico, ravvisa il messaggio di sottomissione dei Magi al Bambino di Betlemme che rappresenta la subordinazione delle diverse culture religiose a quella cristiana.
Si presentano ancora paramenti sacri del XVIII secolo utilizzati durante le celebrazioni natalizie, dal simbolico colore bianco. Nella pianeta, sul candido tessuto si stagliano i pregiati ricami in filo oro e seta policroma, con sinuosi grovigli fitomorfi e fiorami, che ricordano la partecipazione del creato alla gioia della Redenzione; nella dalmatica, la presenza del vaso centrale da cui si dipartono ramages è segno della profusione della grazia divina generata da Maria. Le opere, pregevoli per finezza esecutiva e organicità compositiva, sono affini a numerosi altri esemplari presenti in tutto il territorio siciliano.
Il titolo della mostra Et Verbum caro factum est indica proprio l’incarnazione di Cristo, il Suo essersi fatto cibo per l’Umanità. Per questo sono stati selezionati per l’esposizione una pisside, contenitore delle particole consacrate, e un ostensorio, usato nella liturgia per l’esposizione solenne del Corpo di Cristo e per l’adorazione eucaristica, entrambi realizzati in argento.
Non potevano mancare, infine, i caratteristici Bambinelli in ceroplastica e legno, cari alle espressioni artistiche siciliane, sia del Museo sia di collezione privata, come la piccola Teca con Gesù Bambino Redentore circondato dai simboli della Passione, facente già parte della collezione Renda Pitti e riconducibile a ceroplasta siciliano della prima metà del XIX secolo. L’attenzione all’infanzia di Gesù era stata già focalizzata dalla cultura barocca, con origini nella tradizione bizantina, sottolineando il concetto che nel Bambino fossero già presenti tutte le prerogative del Cristo Redentore. In mostra Gesù Bambino nell’hortus conclusus, opera di collezione privata realizzata da ceroplasta isolano della fine del XVIII secolo. Il giardino fantastico di gusto arcadico, che accoglie la figura di Gesù, è racchiuso in una sorta di berceau d’ispirazione orientale che rievoca gli esotismi di matrice rococò, diffusi in Sicilia già alla fine del XVII secolo.
Il saggio di Lisa Sciortino, che è l’anima della mostra, arricchito dalle immagini gentilmente concesse da Enzo Brai a cui si deve anche l’impaginazione e la grafica dell’opuscolo di corredo alla mostra, presenta una selezione delle opere esposte, scelte per la loro varietà, provenienza, produzione e committenza.