Dizionario degli artisti siciliani

 

 

Schede di Patrizia Allegra da:

L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Editrice Novecento, Palermo 1994.

 

 

P. Allegra, ad vocem Buemi Giuseppe, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 40.

 

 

Buemi Giuseppe

Sorgono qui alcuni dubbi riguardo una certa confusione che il Sarullo può aver fatto tra Buemi Salvatore (v.) e Buemi Giuseppe (oltre che col cognome Boemi). Certamente è spostata qui a Giuseppe l’attribuzione del Monumento ai Caduti siciliani in Adua del 1898-99 in Messina, generalmente attribuito a Salvatore (A. Panzetta, 1990, p. 38; V. Vicario, 1990, pp. 131-132; A.M. Bessone Aurelj, 1947. p. 99; A. Borzelli, 1912, p. 186). Considerato che inoltre alla voce Buemi Salvatore del Sarullo non si accenna minimamente al suddetto monumento, rimane incerto se si tratti qui di un. parente o di uno scambio di persona. Anche riguardo al luogo di nascita V. Vicario (1990, p. 131) vuole Salvatore nato a Novara di Sicilia (1860-1916), e non Giuseppe di cui peraltro non fa menzione; altrove però Salvatore è indicato come nato a Palermo (A. Panzetta. 1990, p. 38) ed operante appunto a Messina, Roma, Gardone Valtrompia, Ascoli Piceno, oltre che presente alla Promotrice di Torino del 1898.

 


 
 

P. Allegra, ad vocem Calì Antonio, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, pp. 47-48.

 

 

Calì Antonio

Il Sarullo sembra seguire rigorosamente le informazioni che di questo scultore ci dà Guglielmo Policastro (1950, pp. 287-288). Incerto è il luogo di nascita visto che alcuni lo vogliono nato a Napoli (V. Vicario, 1990, p. 150; Bénézit, vol. II, p. 458), altri a Catania (A. Panzetta, 1990, p. 43) in data oscillante fra il 1788 (G. Policastro, cit.; Bénézit, cit.; V. Vicario, 1990, p. 159) ed il 1789 (A. Panzetta, cit.). Figlio di Andrea e fratello di Gennaro (v.), dopo i. primi studi col padre in seno all’Accademia di Belle Arti di Napoli, si perfezionò presso il Thorwaldsen a Roma e successivamente insieme al fratello nello studio del Canova. Ritornato a Napoli nel 1823, completò il Monumento equestre a Ferdinando I in Piazza del Plebiscito che era rimasto incompleto per la sopravvenuta morte, del Canova, ed ai modelli canoviani egli guardò specie in quest’occasione dove tenne presente la statua di Carlo II del grande maestro. La statua di San Luca, eseguita per la chiesa di San Francesco di Paola a Napoli, segna invece una certa propensione al purismo (A. Panzetta, 1990, p. 43). Insieme al fratello aprì uno studio a Napoli dove ebbe come allievo Vittorio Uriele (V. Vicario, 1990, p. 655). Eseguì inoltre un busto in bronzo di Carlo di Borbone, che si trova al Museo Nazionale di Capodimonte, oltre a dare il suo contributo per la decorazione con bassorilievi e statue dello Scalone d’onore del Palazzo Reale di Napoli, insieme ad artisti quali: Tito Angelini (v.), Gennaro Di Crescenzo, Angelo Solari. Francesco Liberti e Francesco Saverio Citarelli (V. Vicario, 1990, p. 150). A Catania eseguì nel 1883 il Monumento a Francesco I in piazza degli Studi, nel 1841 quello a Ferdinando II in piazza Stesicorea, ed ancora nel 1853 quello a Ferdinando I in largo S. Francesco (A. Longo, 1853, pp. 9-10), ma che andarono parzialmente distrutti in seguito agli sconvolgimenti dei moti del 1848 (A. Panzetta, 1990, p. 43). Fu anche sostituto di Tito Angelini all’Accademia di Belle Arti di Napoli a partire dal 1847 (A. Panzetta, 1990, p. 43). Del 1818 è il suo Pugilatore che oggi si trova presso la sopracitata Accademia napoletana. Sempre a Napoli nel 1826 espose una Baccante ancora di gusto canoviano (A. Panzetta, 1990, p. 43) che il Sarullo ci dice essergli stata commissionata dal principe di Salerno Don Leopoldo di Borbone. In ogni caso sembra rilevante la sua attività di ritrattista, e mentre il Vicario (1990. p. 150) gli attribuisce la Statua di Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari, fondatore del museo a lui intestato, il Sarullo attribuisce questa al padre Andrea. Per la Cattedrale di Catania fece le Quattro virtù il cardinali del Mausoleo al Vescovo Deodati, il cui ritratto a mezzo busto è invece del Villareale (v.) (G. Policastro, 1950, p. 287). Considerando di Antonio Calì anche gli altri interventi catanesi di cui parla il Sarullo, ne esce fuori una personalità versatile e produttiva, a cavallo fra due culture oltre che fra due città; morì infatti a Napoli nel 1866.


 

P. Allegra, ad vocem Cavallini Bernardo, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p.63.

 

 

Cavallini Bernardo

 

Risulta attivo a. Palermo nel XVI secolo, noto anche sotto il cognome di Colombi, fu fratello di Antonio scultore carrarese del XVI secolo (Bénézit. vol. II, p. 605; Thieme-Becker, vol. VI, pp. 221-222).

 


P. Allegra, ad vocem Costantino Domenico, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, pp. 71-72.

 

 

Costantino Domenico

Nato a Palermo il 20 Ottobre 1840 ed ivi morto l’11 agosto 1915. Iniziò la sua attività nello studio di Valerio Villareale (v.) assimilandone l’impostazione tutta neoclassica. Viene in genere citato quale maestro del giovanissimo e amatissimo Domenico Trentacoste (v.) ma altri suoi allievi furono Giuseppe Inghilleri, Salvatore Profeta e Gaetano Geraci (v.), in quello studio del cortile della Gancia che lo stesso Trentacoste ricorda con affetto, precisando il suo accanimento nel trasmettergli l’esercizio del copiare (U. Ojetti, 1931, pp. 164-166). Si ricordano di lui soltanto due viaggi di studio, uno a Roma, l’altro a Firenze dove pare aver stretto amicizia col Duprè, con il quale rimase in contatto epistolare (DSI, 1939, p. 137). Aggiornatosi dunque riguardo le tendenze naturalistiche, la sua memoria rimane legata al tipico ottocentesco arredo urbano della piazza Castelnuovo a Palermo con il Monumento a Carlo Cottone, principe di Castelnuovo ed all’encomiastico Monumento a Ruggero Settimo (1865) nel Pantheon palermitano di San Domenico, cui si aggiunge quello ad Emerico Amari (1875), col relativo bassorilievo raffigurante le Virtù teologali, sempre in San Domenico. Lo vediamo rispondere alla committenza palermitana sia con l’esecuzione di parecchi monumenti funerari (Tomba della famiglia Stabile e medaglione di Giuseppina Turrisi Colonna nel cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo, della Famiglia Varvaro in quello di Sant’Orsola a Palermo, di Abele Damiani nel cimitero di Marsala e di Salvatore Romani in quello di Termini Imerese), sia tramite la ritrattistica di sindaci e personaggi illustri (Domenico Peranni, Pietro Lanza, Domenico Scinà, Gaetano Cacciatore, Giovanni Bruno, Giuseppe Gioeni, Filippo Cordova. Giuseppe Piazzi, Luigi Di Maggio), variamente collocati fra Palazzo delle Aquile, l’Università di Palermo e la Società Siciliana di Storia Patria. Oltre ad altri piccoli interventi di arredo urbano celebrativo e commemorativo, gli furono commissionate Santa Chiara e San Francesco d’Assisi dal Ministro Coppino ed in seguito donate a Gerusalemme (1884) dal principe Umberto di Savoia (DSI, 1939, p. 137). Interessante fu anche la sua attenzione alle arti minori e nello specifico alla ceramica di cui studiò le. tecniche, specie quelle dei Della Robbia ma anche di Gubbio e Faenza, eseguendo dei pezzi unici e con l’intenzione di proseguire la tradizione delle ceramiche siciliane ed in particolare della fabbrica del barone Malvica. Nella stessa logica di interessi rientra il Camino che eseguì per il principe di Fitalia (DSI, 1939, p. 137). Musa e modella di molte sue opere fu la moglie. Le sue opere affrontano per lo più temi classici (Venere che nasce dalla conchiglia; Cornelia; Il coturno della ballerina; Faustolo, Remo e Romolo; Il satiro e la baccante; Leda; Pasifae; Domizia) ma sono presenti anche suggestioni più marcatamente romantiche (Primo Dolore, Vanità, L’onda, La falconiera ), letterari (Fausto e Margherita) o biblici (Adamo ed Eva, Testa d’Angelo) (DSI, 1939, p. 137) ed ancora gli immancabili temi storici e celebrativi (Beatrice di Savoia che difende le mura di Torino; La sfida del 12 Gennaio; La Vittoria del 1860; Giovanni Meli; La pace) o sociali (La. Rivoluzione; I Lavoratori).

 


 

P. Allegra, ad vocem Costanzo Bartolomeo, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 72.

 

 

Costanzo Bartolomeo

Incisore e scultore, nato a Sambuca di Sicilia nel 1781, morto a Palermo il 21 marzo del 1838. Lavorò con il fratello Luca con il quale incise il Ritratto di Giovanni Meli (rame di cm 76 x 64) pubblicato nella edizione delle poesie del poeta del 1814. Insieme al fratello Luca è citato da Agostino Gallo (1863, p. 14) come notevole incisore e medaglista, insieme “incisero la bellissima Medaglia di Francesco I e molte monete con grazia e precisione di bulino”. Sempre il Gallo li ricorda come falsari di monete, capaci di gabbare i migliori esperti, citando in contraffazione della “famosissima Sicheliotan” (A. Gallo, 1863, p. 14).

 


 

P. Allegra, ad vocem De Lisi Domenico, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, pp. 89-90.

 

 

De Lisi Domenico

Nacque a Palermo il 6 ottobre. 1870. Figlio di Benedetto (v.), ricevette dal padre i primi insegnamenti dell’arte scultorea. Compì inizialmente i suoi studi presso il Collegio di San Rocco (V. Vicario, 1990, p. 225) e successivamente all’Accademia di Belle Arti istituitasi a Palermo. Frequentò anche per qualche tempo lo studio di Benedetto Civiletti (v.) ed in pratica proseguì la carriera del padre e del fratello Stefano (v.), quest’ultimo morto prematuramente. Si impose all’attenzione del pubblico e della critica elaborando un linguaggio misto di classicismo e di aderenza al vero. La sua attività comprende molte opere funerarie, la ritrattistica ed in particolare statue decorative di piccole dimensioni di particolare finezza e delicato realismo: Auledo, Sorriso, Pomona, Pan, Edera, Ridente, Primavera (F. Sapori, 1949, pp. 449-450). Molto noti sono anche alcuni suoi monumenti: San Ciro (Milano), Re Umberto I (Termini Imerese), Francesco Paolo Perez (Palermo, chiesa di San Domenico), Carlo III di Borbone (Sala delle Lapidi dell’Albergo dei Poveri di Palermo cfr. M. Vitella, in c.i.s.). Nella produzione destinata all’arredo di piazze e ville si colloca il suo Rizzagghieri (cioè il pescatore che lancia il giacchio, in siciliano “rizzagghiu”, ossia una specifica rete conica il cui uso è legato ad un particolare movimento rotatorio), eseguito in marmo per il Parco Francesco Crispi, detto anche Giardino Inglese. Sempre nell’ambito della ritrattistica celebrativa si pongono il mezzobusto a Pietro Pisani ed il medaglione a Pasquale Calvi presenti nel Pantheon palermitano di San Domenico. A partire dal 1902 espose alla promotrice di Belle Arti di Torino (A. Panzetta, 1990, p. 65) e molte sue opere sono attualmente nella G.A.M.P. Empedocle Restivo. Sempre alcune sue opere erano prima collocate nella sede del Circolo artistico di Palermo come il Suonatore di Piffero (1911), Testa di bimbo (1906), Testa di fanciulla (1920). Del 1930 è invece il Santo Stefano protomartire in marmo presentato a Roma (F. Sapori, 1949, pp. 312, 449-450; A. Panzetta, 1990, p. 65), con qualche riferimento forse alla memoria del fratello. Nel cimitero di Partanna (Trapani) sono da lui firmati i monumenti funebri a Benedetto Emanuele Patera, Giuseppe Todaro Patera e Francesco Pavia. Un Busto di Benedetto Emanuele Patera, già in casa Todaro si trova nella Biblioteca Comunale di Partanna. Eseguì anche molti dipinti ad olio ed acquerelli. Morì a Palermo il 21/8/1946.

 


 

P. Allegra, ad vocem Durante Giuseppe, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 109.

 

 

Durante Giuseppe

Oltre che per i due altari in marmo nella chiesa di San Domenico di Mussomeli del 1801, di cui parla il Sarullo, è da sottolineare la sua attività nella Cappella del Sacramento del Duomo di Messina, di cui parla il Di Marzo (1883-84, vol. I, p. 801), che a sua volta riporta la notazione di Hittorf e Zanth (1835, p. 31, tav. IV): “La Magnifique décoration dont ce petit temple octogone est entouré, consistant en marbres précieux avec des niches, des statues, des médaillons et des guirlandes en bronze, enrichies de dorures, ne fut terminée qu’en 1801. Elle est l’auvrage de Giuseppe Durante”. La magnifica decorazione di cui questo piccolo tempio ottagono è circondato, fatto di marmi preziosi con nicchie, statue, medaglioni e ghirlande in bronzo, arricchite da dorature, fu terminata soltanto nel 1801. Essa è opera di Giuseppe Durante.

 


 

P. Allegra, ad vocem Frattallone Giuseppe, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 126.

 

 

Frattallone Giuseppe

Nato a Caltanissetta nel 1832 e. morto nel 1874, a Firenze secondo il Sarullo, questo artista sembra essere molto sensibile in ogni caso alla cultura fiorentina, a quella purista in particolare. Dopo le prime esperienze (Sant’Antonio per la chiesa di San Francesco dei Conventuali in Caltanissetta) mostra interesse per la ritrattistica (mezzobusto a Filippo Cordova nella Casa Comunale di Caltanissetta e Monumento a Gaetano Scovazzo in San Domenico a Palermo), per i temi romantici come il suo più famoso L’ora di studio (V. Vicario, 1990, p. 309) e letterari come Dante fanciullo. Numerosi busti di uomini illustri siciliani si trovano nella Villa Amedeo di Caltanissetta, mentre nel Museo Civico una sala veniva dedicata a numerosi bozzetti in marmo ed in gesso sia suoi che del suo allievo Michele Tripisciano (v.) (V. Vicario, 1990, p. 309).

 


 

P. Allegra, ad vocem Gangeri Lio, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 146.

 

 

Gangeri Lio

Gangeri Lio o Leo che sta per Letterio, fratello di Antonio (v.) e Giuseppe (v.). Scultore nato nel 1845 a Messina, morto a Salerno il 4 febbraio 1913. Studiò a Roma col Monteverde (V. Vicario, 1990, p. 324-325) Espose a Roma, Torino, Milano a partire dal 1880 (Bénézit, vol. IV, p. 605). Per lungo tempo fu direttore dell’Accademia di Carrara, maestro di. Arturo Dazzi oltre che professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma (L. Callari, 1909, p. 68). Espose alla Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1880 un Busto di Mazzini che era collocato nella villa di Messina, ed una statuetta equestre in bronzo di Umberto I di Savoia (V. Vicario, 1990, pp. 324-325). All’Esposizione di Milano del 1881 fu presente invece con un San Girolamo e Fulvia, originariamente collocata nella Galleria d’Arte Moderna di Roma (L. Callari, 1909, p. 68) e successivamente in quella Empedocle Restivo di Palermo. Partecipò invece all’Esposizione Romana del 1883 con Vittorio Emanuele II e Umberto I entrambi in costume da caccia oltre a Margherita di Savoia ed ancora Fulvia che punzecchia la lingua alla testa recisa di M.T. Cicerone (V. Vicario, 1990. pp. 324-325; A. Borzelli, 1912, p. 185). A Torino nel 1884 espose una testa di S. Girolamo in bronzo ed il bronzetto (statua per Sarullo) L’ultima cartuccia (V. Vicario, 1990, pp. 324-325; A.M. Bessone Aurelj, 1947, p. 244). Suo è ancora il Monumento a Marco Minghetti in Piazza S. Pantaleo in Roma (1885-87) insieme al monumento in bronzo al senatore Luigi Orlando in atto di scrutare il mare nella piazza di Livorno dedicata a questo personaggio ed inaugurata il 27 novembre 1898 (V. Vicario, 1990, pp. 324-325). Tra le statue, oltre ad una Madonna della Lettera per il Duomo di Messina (A. Borzelli, 1912. p. 185), ricordiamo il Monumento a Giuseppe Natoli nel Pantheon del cimitero di Messina. Nel museo di Messina inoltre si trova il Monumento funebre a Giuseppe Morelli (1883), illustre personaggio messinese, posto nel cortile del M.R.M. (A. Panzetta, 1990. p. 81). Nel 1911 a Roma in occasione dell’Esposizione Internazionale espose la Pittura e la Scultura per il Monumento a Vittorio Emanuele II a Roma (ibidem); (A.M. Bessone Aurelj, 1947. p. 244). Scultore dunque di buona fama e di spiccata sensibilità, Lio Gangeri sembra aderire pienamente a tutti gli stimoli tipicamente ottocenteschi sia sul piano tematico che tecnico, di area toscana in particolare, dal monumento celebrativo per l’arredo urbano, alla ritrattistica, ai temi classici rivisitati romanticamente.

 


 

P. Allegra, ad vocem Grimaldi Salvatore, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani,Vol. III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, p. 159.

 

 

Grimaldi Salvatore

Scultore catanese, nato il 21 gennaio 1845, si trasferì ventenne a Firenze dove divenne allievo del Dupré frequentando l’Accademia di Belle Arti. Rimase a Firenze per otto anni, “esponendo nel 1871 alcuni busti ed altre opere in terracotta” (Bénézit, vol. V, p. 212). Tornato nella sua città natale si dedicò all’arredo urbano di quest’ultima, si ricorda di lui infatti un Busto di Vittorio Emanuele II estremamente somigliante (Bénézit, vol. V, p. 212) per la Villa Bellini, oltre a quello del Conte di Cavour per la stessa villa e ad un S. Everio per la facciata del Duomo di Catania. Temi d’atmosfera più romantica sono invece I fratelli pii catanesi e Narciso al fonte in perfetta aderenza con la formazione purista ricevuta. Parecchie statue di arredo sacro si trovano nelle cinese di Biancavilla (S. Giuseppe, S. Placido, S. Zenone, S. Caterina), Belpasso (S. Giuseppe, Il Redentore, L’Immacolata) e Borrello (Madonna della Guardia, S. Mario, S. Biagio). Non manca infine una sua attività nel campo del tipico ottocentesco monumento funerario (Tombe: della Famiglia Di Giunta Napoli a Troina; di Pietro Caponnetto nella chiesa del Rosario di Paternò, del Canonico Castro nella chiesa di S. Giuseppe di Catania; bassorilievi con la Pietà per la porta del Cimitero di Belpasso).

 


 

 Bibliografia citata

J. Hittorf e L. Zanth, Architecture moderne de la Sicilie au recueil des plus beaux monuments religieux, Paris 1835.

A. Longo, Le tre statue del Calì in Catania, Catania 1853.

A. Gallo, Dell’influenza che esercitarono gli artisti italiani in vari regni d’europa, Palermo 1863.

G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche e documenti, 2 voll., Palermo 1883-84.

L. Callari, Storia dell’arte contemporanea, Roma 1909.

E. Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Paris 1911-23; ultima ediz., 10 voll., ivi 1976.

A. Borzelli, Prime linee di una storia della scultura italiana nel secolo XIX, Napoli 1912.

U. Ojetti, Ritratti d’artisti italiani, 2a ediz., Milano 1931.

Dizionario dei siciliani illustri, Palermo 1939.

A.M. Bessone Aurelj, Dizionario degli scultori ed architetti italiani, Genova-Roma 1947.

F. Sapori, Scultura italiana moderna, Roma 1949.

G. Policastro, Catania nel Settecento, Torino 1950.

U. Thieme – F. Becker, Allgemaines Lexicon der bildenden Kunstler, 36 voll., Leipzig 1907-1950.

A. Panzetta, Dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento, Torino 1990.

V. Vicario, Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi 1990.