di Maria Concetta Di Natale
Nell’ambito di una ricerca interdisciplinare che miri alla conoscenza, alla salvaguardia, alla conservazione e al restauro scientifico delle opere d’arte, in particolare quelle delle chiese francescane, sono strumenti complementari indispensabili da un lato la ricerca storico-artistica, dall’altro la conoscenza delle tecniche e dei materiali utilizzati.
La riflessione che ha portato alla definizione del progetto di ricerca dal titolo, relativo all’unità locale, Ricognizione delle opere d’arte nelle chiese francescane, all’interno del progetto nazionale, Tecniche diagnostiche innovative e materiali nano-strutturati per la conservazione dei Beni Culturali, ha individuato le chiese francescane, perché caratterizzate da una grande varietà di opere d’arte di tipologie, tecniche e materiali riconducibili a un ampio arco temporale. É stata pertanto predisposta una mappatura dettagliata dello stato di conservazione delle opere d’arte esaminate nelle chiese francescane, con privilegio per la Sicilia, scelte a significativo campione in tutta l’Isola, individuando le più ricorrenti cause di degrado, come ad esempio gli effetti dell’umidità, sia su apparati decorativi legati alla struttura architettonica, sia su opere d’arte mobili.
Un ulteriore fattore di degrado verificato è quello legato alla cattiva manutenzione, oltre che all’usura del tempo, cui in passato spesso si è cercato di rimediare con interventi di restauro non sempre corretti. Nella ricerca sono stati privilegiati gli esemplari artistici che da un lato maggiormente ed emblematicamente evidenziano problematiche di conservazione e restauro, e dall’altro privilegiano tematiche iconografiche, iconologiche, ideologiche e devozionali particolarmente care all’Ordine. I Francescani, in particolare, coerentemente con la loro Regola, hanno prediletto l’uso del legno come materiale costitutivo povero per l’arredo della chiesa e degli spazi annessi, pur non disdegnando una committenza ad orafi e argentieri per la realizzazione di suppellettili liturgiche. Mentre i più ricchi ordini religiosi e le chiese cattedrali o parrocchiali impreziosivano i loro edifici con marmi e materiali pregiati, artigiani-artisti noti e anonimi, talora
appartenenti alla stessa famiglia francescana, realizzavano nello stesso stile e spesso con i medesimi modelli architettonici fastose custodie eucaristiche, in cui la lucentezza dell’oro e dei marmi veniva sostituita dalla modulazione della superficie lignea e dall’inserimento di tarsie in diverse essenze, madreperla, osso e tartaruga. La manutenzione, la conservazione e il restauro scientifico di opere dal materiale povero e facilmente deteriorabile come il legno e dal forte carattere devozionale, che hanno determinato interventi più di rifacimento e ridipintura che di adeguato recupero, sono risultati argomento di particolare attenzione nell’ambito della ricerca. Quello della scultura lignea legata fortemente alla devozione è l’esempio più diffuso di ripetute ridipinture sull’opera originaria, talora
con risultati disastrosi per lo studio e la conoscenza storico-artistica dell’opera stessa, cosa che rende indispensabile il restauro scientifico condotto con le più aggiornate tecniche e l’ausilio di una ricerca interdisciplinare. Il restauro scientifico di Cesare Brandi, che mira al rispetto dell’opera senza interventi di mutilazione o cancellazione da un lato e rifacimenti o abbellimenti dall’altro, va applicato indistintamente a tutte le opere d’arte. Al restauratore artista si deve opporre il restauratore di professione, che cioè si avvale di principi scientifici e di tecniche avanzate, e non tende, come in genere il primo, a sostituirsi all’autore nel ricreare l’opera. Questa figura di professionista specializzato esce oggi non solo da centri come l’Istituto Centrale del Restauro di Roma o l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, istituzioni altamente qualificate ma ormai insufficienti a soddisfare la necessità di tali figure in tutto il territorio nazionale, ma anche da specifici corsi di laurea di Conservazione e restauro, nati in anni recenti, come quello dell’Università degli Studi di Palermo, che sono caratterizzati da un’interdisciplinarietà che unisce la pratica alla teoria con attenzione pertanto non solo a trasmettere la manualità del fare, ma anche il pensiero critico cui si deve ispirare. Partendo, quindi, dall’imprescindibile analisi sul campo, si sono dimostrati interventi indispensabili per la tutela delle opere d’arte la catalogazione a tappeto, la campagna fotografica, che è stata magistralmente condotta da Enzo Brai, e la divulgazione conoscitiva, strumenti materiali e culturali per la sensibilizzazione e la difesa del patrimonio
storico-artistico. L’indagine sul campo ha compreso anche l’individuazione e il riconoscimento di marchi, punzoni, sigle, stemmi, firme e iscrizioni, utili alla rilevazione di committenti, maestranze ed artisti. Lo studio è poi proseguito attraverso la ricerca di fonti archivistiche e notazioni manoscritte e a stampa, dopo di che è stato possibile proporre raffronti tecnici, stilistici e iconografici con analoghe produzioni della stessa e di altre tipologie coeve, tendendo ad una globalità conoscitiva. Lo studio delle fonti ha consentito talora, anche, di ricostruire idealmente l’intero patrimonio delle chiese in esame, spesso disperso per incuria o a seguito delle leggi eversive delle corporazioni religiose del 1866, che sancirono l’incameramento dei beni mobili e immobili da parte dello Stato, fatta eccezione per gli arredi e quanto necessario alla celebrazione liturgica e alle consuetudini devozionali. Ulteriori elementi di contestualizzazione tenuti in considerazione sono stati la ricerca sull’artista, sul tipo di committenza e sul pubblico cui l’opera era destinata.
Gli esiti della ricerca sono confluiti in questo database consultabile sul sito dell’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina”, strumento scientifico del Dipartimento di Beni Culturali-Studi Culturali dell’Università degli Studi di Palermo, che consente ampie possibilità di domande e offre innumerevoli risposte relative a diverse tipologie di opere d’arte delle chiese francescane: dallo stato di conservazione ai materiali costitutivi, all’autore, alla data di esecuzione e così via.