L’Osservatorio per le Arti Decorative in Italia “Maria Accascina” si unisce al cordoglio della comunità scientifica per la scomparsa di Maria Grazia Ciardi Duprè dal Poggetto, autorevole studiosa del Medioevo e del Rinascimento, fondatrice della Società internazionale di Storia della miniatura e della “Rivista di Storia della miniatura” e docente emerita dell’Università degli Studi di Firenze. Per ricordarla si ripropone qui la sua premessa ad Arti Decorative in Sicilia – Dizionario biografico, a cura di Maria Concetta Di Natale, 2 voll., Palermo 2014.
Una Straordinaria Parata di Mestieri
Maria Grazia Ciardi Duprè dal Poggetto
Ho l’onore e il piacere di presentare il quarto volume della pubblicazione del Dizionario degli artisti siciliani, che è dedicato alle arti decorative ed è curato da Maria Concetta Di Natale. Molti e validi sono i motivi per rallegrarmi di quest’impresa. Il primo è che nulla di simile esiste in Sicilia e perciò colma un vuoto culturale e di conoscenza storica che è grave di per sé e che ha avuto finora come conseguenza una scarsa valorizzazione (e quindi conservazione) dell’immenso e prezioso patrimonio artistico siciliano in questo settore. A dire il vero quasi tutte le altre regioni italiane versano nelle stesse condizioni, anche se alcune di esse – faccio un esempio per tutte, la Toscana – hanno visto nel secolo scorso tentativi di tal genere.
In secondo luogo ritengo eccezionale l’impegno dell’Editore nella pubblicazione del manoscritto del Sarullo, scientificamente condotta, che serva non solo al piacere degli occhi ma alla consultazione e alla memoria delle generazioni future e non soltanto presenti. Pur non mancando di raffinatezze editoriali – quali la scelta della carta, i capoversi, le iniziali speciali e ornamentali – particolarmente apprezzate da chi di libri se n’intende, questi volumi si impongono per la consistenza e la competenza della parte scritta.
Last not least il quarto volume dedicato alle arti decorative è stato reso possibile dalla presenza e dall’attività quale studiosa e quale docente all’Università di Palermo di Maria Concetta Di Natale: la sua competenza, la sua straordinaria conoscenza della situazione artistica siciliana, la felicità intuitiva, una totale dedizione, il suo entusiasmo, la serietà perfino minuziosa della ricerca, il suo infaticabile ritmo di lavoro hanno contagiato anche un’équipe di allievi e di giovani ricercatori. Un’impresa di questo genere può realizzarsi soltanto – almeno oggi in Italia – o nell’ambito di un grande istituto culturale o in quello universitario, dove possiamo contare sull’apporto intelligente, impegnato e appassionato dei nostri studenti e dei giovani laureati. In questo ordine di fatti la pubblicazione del volume è stata preparata da eventi memorabili come le mostre Arte del Corallo, tenutasi a Trapani nel 1986, e Ori e argenti di Sicilia, sempre a Trapani nel 1989, e da una lunga serie di mostre più piccole ma di non minore valore scientifico, quali quella sulle Confraternite dell’arcidiocesi di Palermo. Storia e arte (1993), sul Tesoro dei Vescovi del Museo Diocesano di Mazara del Vallo (1993), sul Tesoro della Chiesa Madre di Geraci Siculo (1995), ecc., tutte organizzate da Maria Concetta Di Natale con la collaborazione dei suoi studenti. È stata questa concentrazione di forze che ha fatto rinascere in Sicilia la consapevolezza della realtà storica delle arti minori, e le ha imposte all’attenzione pubblica. Era dal tempo del lavoro più che trentennale di Maria Accascina che, salvo sporadiche e meritorie iniziative, non si era sviluppata un’azione così determinata, ampia e complessa in favore delle arti minori.
Il volume IV del Dizionario presenta aspetti e problemi del tutto peculiari rispetto a quelli precedenti, in quanto derivano dalla natura molteplice delle arti applicate e dalle loro sfortunate vicende critiche. Basti dire che già in partenza le “voci” redatte dal Sarullo erano pochissime. Questa considerazione è sufficiente a farci apprezzare gli sforzi giganteschi compiuti e a salutare con gioia e con emozione la pubblicazione di questo importante e prezioso volume affidato a Maria Concetta Di Natale.
La grande fioritura di studi e di iniziative sull’oreficeria, diffuse su tutto il territorio regionale e che ha interessato particolarmente oltre alla Maestranza palermitana anche quelle trapanese e messinese, ha comportato una prevalente presenza numerica degli orafi e argentieri e un’inevitabile sproporzione tra questa arte e le altre; una sproporzione che va interpretata in senso positivo, considerandola un’indiretta testimonianza di un’altrettanta ricchezza, sia numerica che qualitativa, delle arti minori in Sicilia, e che emergerà completamente quando si faranno su ciascuna di esse delle ricerche sistematiche analoghe a quelle condotte per l’oreficeria.
A conferma di quanto detto si prenda a campione la lettera “A”: gli orafi e argentieri ritrovati sono oltre cento, i corallari sono 13, 4 i ceroplasti, il numero dei fonditori di campana è notevole e soprattutto nel Settecento a indiretta testimonianza del rigoglio artistico siciliano; al contrario sono stati individuati solo tre “chiavittieri” (cioè fabbri di ferri battuti), Andrea Asciutto, Biagio Amato e Giuseppe Attinelli: troppo poco per una terra ricca di ferri battuti come la Sicilia; e anche i maiolicari (16) non sono troppo numerosi e più documentati nel corso dell’Ottocento. Anche i miniatori sono presenti nelle principali specializzazioni del mestiere: la miniatura di penna (ricordiamo in special modo Aliata Filippo Jacopo, vissuto a Palermo nel secolo XVII, quando tale attività era divenuta veramente rara) e la miniatura di pennello (ad esempio Frater Aloysius de Sancto Vito, di cui è conservato il corale XIV.16, 1019 della Biblioteca del Museo Regionale di Messina, firmato e datato 1610).
Un dizionario ha per natura e funzione una totale obiettività; perciò, quando è condotto con criteri di ordine scientifico, accresce il panorama storico con tante preziose microstorie, che lo rendono più ricco e persino più affascinante: così apprendiamo che i frati cappuccini in Sicilia come nell’Italia centrale erano degli abili intagliatori lignei, ma diversamente che altrove frate Arcangelo da Alcamo esegue “una sfarzosa macchinetta”, contraddicendo la tradizionale austerità del mobilio cappuccino.
In un altro caso veniamo a sapere che il lavoro femminile era ben più ampio di quanto traspaia dalle distratte citazioni storiche, e non si limitava quindi solo al diffuso ricamo ma anche alla lavorazione della cera, e talora del corallo e dell’argento. Nel corso della lettura, appassionante come un romanzo, sfila davanti ai nostri occhi una straordinaria parata di mestieri: non solo ricamatori, paratori e costumisti ma anche imborditori, gallonari, frinzari… Poiché fanno parte delle arti minori in Sicilia anche i modellatori di terracotta, i capomaestri scalpellini e intagliatori, gli intarsiatori di marmi e gli stuccatori, pur essendo in realtà degli scultori, la conoscenza delle attività plastiche, alle quali era stato dedicato il terzo volume del Sarullo, ne risulta allargata. Il panorama per la Sicilia si completa con un’ampia visione dell’arte applicata tra il XIX e il XX secolo, che oltre alle già citate attività annovera anche numerosi mobilieri, decoratori, e designers.
A ciò si aggiunga il rigoroso metodo con cui è stato curato il dizionario, inquadrando l’artista, fin dall’apertura della “voce”, con le numerose varianti del cognome e del nome (spesso riscontratenei diversi studi presi in esame), con la sua principale attività, e con la relativa collocazione storico-geografica; arricchendo quindi il volume di numerosi rimandi interni, legati alle varianti, ed esterni, in stretta relazione con gli altri volumi della stessa collana.
Il volume ha inoltre perfino travalicato i confini normalmente assegnati ad opere di tal genere, cioè la raccolta e sintesi di materiale edito, è infatti ricco di interessanti documentazioni inedite che, nel caso degli argentieri e degli orafi, assumono un’importanza straordinaria offrendo dati anagrafici del tutto nuovi, ampliando spesso l’attività degli artisti rispetto ai dati finora offerti dalla letteratura, e identificando molti dei loro marchi personali nonché quelli relativi ai consoli.
Infine appare particolarmente utile l’elenco degli artisti per attività che, inserito al termine del volume, facilita la consultazione settoriale dello stesso e offre una visione quantitativa più chiara degli artisti trattati.
Queste brevi osservazioni lasciano soltanto intravedere lo straordinario interesse e, più in particolare, i tanti nuovi apporti documentari di questo volume dedicato alle arti minori; occorre leggerlo e consultarlo per comprenderne pienamente i durevoli pregi.