di Matilde Amaturo
Il villino Boncompagni Ludovisi, progettato nel 1901 da Giovanni Battista Giovenale (1849-1934), è un particolare esempio di architettura eclettica, espressiva del gusto definito ‘barocchetto romano’ di inizio Novecento a cui si mescolano elementi Liberty.
L’edificio si trova tra Porta Pinciana e Porta Salaria, in questi luoghi si estendeva in epoca romana a partire dal I secolo a.C. una ricca residenza appartenuta a Cesare, divenuta poi famosa come Horti Sallustiani. Dopo un lungo periodo di abbandono nel 1620 il cardinale Ludovico Ludovisi acquistò parte di questa proprietà per realizzare una propria residenza, Villa Ludovisia. Per la sua particolare bellezza la villa rappresentò una tappa del Grand Tour. Nel 1886, la famiglia Boncompagni Ludovisi firmò la Convenzione con il sindaco di Roma Leopoldo Torlonia e la Società Generale Immobiliare di Torino che decretò la distruzione della storica villa per lasciare spazio a un quartiere di villini, alberghi di lusso e complessi religiosi.
Il villino Boncompagni, edificato nel 1901 su incarico del principe Luigi Boncompagni Ludovisi, divenne dimora di un ramo della famiglia nobiliare.
L’edificio è costituito da quattro livelli: un piano seminterrato, dove erano situati cucina, lavanderia e gli alloggi di servizio; un primo piano o piano nobile di rappresentanza; un mezzanino che era adibito a guardaroba, stireria e altri alloggi di servizio. Infine, un secondo piano destinato alla zona notte della famiglia.
Nel 1932, su iniziativa del principe Andrea Boncompagni Ludovisi, furono modificati l’assetto e la pavimentazione del piano nobile e venne introdotto un ascensore ancora oggi funzionante.
La residenza fu abitata dal principe Andrea e dalla moglie, Alice Blanceflor de Bildt, nobildonna di origine svedese, che vi dimorò anche dopo la morte del marito e durante le seconde nozze con Adolfo Gancia. Nel 1970 Alice Blanceflor legò l’immobile e gli arredi del piano di rappresentanza allo Stato Italiano, affinché fosse adibito a “scopi artistico – culturali di pubblica utilità”. Alla sua morte (1972) il villino è stato preso in consegna e restaurato dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e nel 1995 è stato aperto il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX per dare attuazione alle volontà testamentarie della principessa.
Il museo espone in maniera permanente gli arredi originali (poltrone, sedie, consolle di gusto rocaille, secretaire, vasi e suppellettili) e le raccolte di oggetti d’arte decorativa, abiti e accessori di moda donati e acquistati dal Museo.
Al primo piano si snodano la Galleria degli Arazzi ornata dagli arazzi ‘a verzure’ di manifattura fiamminga (metà XVII secolo), il Salotto decorato con parati di gusto orientaleggiante, il Salone delle Vedute affrescato con un trompe l’oeil che rievoca la perduta Villa Ludovisia dove si conserva un ritratto giovanile di Alice Blanceflor de Bildt e infine una Sala da Pranzo dedicata alla figura del Papa Gregorio XIII Boncompagni .
Al secondo piano dove è ancora possibile vedere la salle de bain degli anni Trenta rivestita con marmi pregiati sono esposte opere di Galileo Chini, Duilio Cambellotti, Alfredo Biagini, Ernesto Basile, Vittorio Grassi e altri che hanno rinnovato l’estetica del nostro paese nel secolo scorso, anticipando l’evolversi del gusto nelle arti decorative.
Significativa rilevanza viene data alla storia del costume e della moda attraverso numerosi abiti di celebri stilisti e di importanti sartorie che illustrano l’evoluzione della moda italiana dalla fine del XIX secolo fino agli ultimi decenni del Novecento, a partire dalla donazione di abiti, accessori e gioielli, di Palma Bucarelli celebre direttrice della Galleria nazionale di Arte Moderna di Roma dal 1941 al 1975. Dipinti a firma dei più importanti artisti dell’Ottocento e del Novecento italiano – Camillo Innocenti, Felice Carena, Giacomo Balla e Giorgio De Chirico – ripercorrono inoltre una storia per immagini della Moda e delle sue trasformazioni a cavallo tra i due secoli.